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Il trasferimento nella chiesa del Purgatorio

Nonostante le descrizioni e i giudizi decisamente positivi dei Vescovi sullo stato della chiesa, nel 1738 i confratelli "con pubblica conclusione determinarono di trasferire il loro Oratorio nella Chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti sotto il titolo del Purgatorio". Una tale decisione fu motivata dal fatto che, a giudizio dei confratelli, la chiesa di S. Maria del Pianto "erasi resa angusta".
Pertanto il Priore -in quell' anno un sacerdote - don Domenico Minervino prese accordi con il Rettore, Patrono e Amministratore perpetuo della chiesa del Purgatorio don Vespasiano Lupis, patrizio molfettese, che con il consenso dei suoi fratelli si dichiarò disponibile ad accogliere nella propria chiesa la confraternita. Le parti stipularono l' accordo e stesero un documento con il quale si regolavano i rapporti dei contraenti; l' atto fu rogato in Molfetta per mano del notaio Giacomo Domenico Leone il 27 febbraio 1739, ma poichè la chiesa di S. Maria Consolatrice degli Afflitti "si trovava fondata sotto la protezione dei Principi di Molfetta pro tempore coll' espressa proibizione di poter quella acquistare alcun jus i Vescovi di detta Città", fu presentato al re Carlo di Borbone un memoriale contenente i capitoli dell' accordo affinchè concedesse il suo "Real beneplacito, tanto più, che essendo detta Chiesa eretta sotto la protezione dei Prencipi di detta Città, viene la stessa in conseguenza sotto la suprema Real Protezione". Il beneplacito del Re fu concesso il 5 novembre 1739.
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I quindici capitoli costituenti l' instrumento legale, prevedevano che il Rettore e i suoi successori possedessero sempre la chiave della chiesa e potessero farla custodire dai sagrestani da lui nominati. Questi ultimi avrebbero riscosso dalla confraternita trenta carlini annui per il servizio prestato. Tutte le funzioni liturgiche della confraternita dovevano essere presiedute dal Rettore, il quale godeva della massima precedenza nelle processioni che si sarebbero svolte per cura del sodalizio. La confraternita avrebbe provveduto ad allestire due sepolture per i confratelli, le mogli e i figli nel coro della chiesa, ma non potevano essere qui sepolti i morti "per amor di Dio"; per costoro si sarebbe continuato ad inumare nella chiesa di S. Maria del Pianto. I funerali, le messe di suffragio a cui era tenuta per obbligo la congrega sarebbero state celebrate tutte all' altare maggiore del Purgatorio; le suppellettili sacre e i paramenti erano a carico della confraternita, la quale ottenne in uso la stanza posta sotto il pulpito della chiesa per riporvi gli armadi e custodire le statue del Venerdì Santo; nel caso in cui i confratelli avessero deciso di trasferirsi altrove, tutto il corredo sacro sarebbe rimasto alla chiesa, compreso l' organo che si impegnarono ad installare; non poteva essere custodita nella chiesa la cassa in cui erano riposti i camici "che servono per i Morti quotidiani", essa sarebbe rimasta nella chiesa della Morte o altrove a giudizio del Priore. Al Rettore della chiesa era dovuto un compenso annuo, nel giorno della Maddalena, di una torcia di cera del prezzo di tre libbre. Gli ultimi due capitoli dell' atto giuridico riguardano personalmente don Vespasiano Lupis e la sua famiglia: "che volendo detta Confraternità rimunerare il detto Sig. D. Vespasiano Lupis Rettore, come sopra, per essersi degnato ricevere ed ammettere detta Confraternità in detta sua chiesa del Purgatorio, siccome ancora il Canonico Sig. D. Corrado e D. Pietro Giacomo Lupis suoi Fratelli, e la di lui famiglia che da oggi restino aggregati ed accettati per Fratelli così il detto Sig. D. Vespasiano Rettore Attuale, siccome li suddetti Signori D. Corrado e D. Pietro Giacomo Lupis di lui fratelli, e che in avvenire, e in perpetuum restino aggregati, confermati, ed accettati per Fratelli di detta Confraternità il Rettore, pro' tempore di detta chiesa, ed un altro dipendente di detto Sig. D. Pietro Giacomo, ed alli di lui Eredi, e successori (...) Per finire in caso di morte di qualcheduno della famiglia di detto Sig. Sagrista Lupis così mascoli, come femine, che la detta Confraternità possa e debba gratis associare con far sonare la campana di detta Confraternità, che sta situata nella chiesa della Morte".
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La traslazione della confraternita non avvenne subito, poichè ad essa si oppose il sopraintendente alla chiesa del Purgatorio, l' arciprete don Giuseppe Cavalletti, costituito in tale ufficio dalla volontà del fondatore. Secondo l' arciprete l' accordo stipulato fra la confraternita e don Vespasiano Lupis era da ritenersi nullo, poichè difettava del suo necessario consenso; di conseguenza gli effetti di tale accordo furono sospesi: la confraternita non venne trasferita nella nuova sede e la costruzione dei due sepolcri non venne iniziata. Il 2 giugno 1743, sedate le polemiche, il nuovo priore Nicolò Filioli, don Vespasiano Lupis e l' arciprete Cavalletti si ritrovarono nella sagrestia della chiesa del Purgatorio e, con il consenso di tutte le parti, rinnovarono l' atto notarile per il passaggio della confraternita nella nuova chiesa. Questa seconda stesura del documento non si discosta molto dalla prima; non sono più previsti gli ultimi due capitoli di cui si è accennato sopra, ma se ne è aggiunto uno nuovo che recita così: "Che non sia lecito alla detta Arciconfraternità e suoi fratelli presenti e futuri nella processione del Sabato Santo, ed in altre che occorreranno farsi dalla medesima far chiudere le suddette processioni da altre persone, senonchè solo dalli propri officiali, a riserba solo se volessero invitare a chiuderla l' Ill. mo monsignore Vescovo, o suo Vicario Generale pro tempore, o qualche d' uno del Sangue legg. mo dell' Ecc. mo Signori Duchi di S. Pietro e Principi di questa Città di Molfetta pro tempore".
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Questa volta non fu chiesto il beneplacito regale, bensì quello del Vescovo. Il Priore presentò la richiesta il 20 giugno 1743 e attraverso il Vicario Generale, don Nicola Sandilio, ottenne la conferma (20-7-1743) dell' accordo e il permesso di trasferire la confraternita in S. Maria Consolatrice degli Afflitti.
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- Testo tratto dai Quaderni dell' Archivio Diocesano di Molfetta
- "La Confraternita della Morte di Molfetta nei secoli XVII - XVIII"
- di don L. M. de Palma, Edizioni Mezzina Molfetta, Aprile 1984.
N.B. - Tutte le foto provengono dall' archivio privato del dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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