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La visita di Mons. Sarnelli

Il 18 maggio 1699 mons. Sarnelli si recò nella chiesa di S. Maria del Pianto, sita nella città fra le strade ora denominate via Morte e via S. Orsola, e con la meticolosità che sempre distingue gli atti della sua visita ci descrive lo stato della chiesa.
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Il tetto era coperto da tegole di pietra, internamente la soffitta viene definita decente; l' arco delle campane ne possedeva una alta circa tre palmi; delle lunghe pareti la più piccola è distorta, ma all' interno il difetto viene ben nascosto dal coretto. Nell' unica navata si aprivano due porte, una su via Morte, l' altra su via S. Orsola; sull' architrave della prima, ancora oggi, si legge l' iscrizione:
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D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO) / IN SEPULTURAM PAUPERORUM CONFRA / TERNITAS MORTIS ANNO DOMINI 1621
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sotto la quale si è aggiunta più di recente:
RISTAURATA NELL' ANNO 1857.
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Sulla seconda porta, posta a settentrione, e successivamente murata, vi è un' altra iscrizione alquanto erudita:
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HOC FRATRUM COETUS MORTIS POSUERE SACELLUM / UT LIBITINA SUAS TOLL(AT) AMICA FACES 1640.
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All' interno, accanto ad ognuna delle porte vi erano le fonti dell' acqua lustrale; sul pavimento lapideo si contavano sette sepolcri ben chiusi dalle lastre tombali, mentre in corrispondenza del fonte posto accanto alla porta meridionale, vi era il cimitero, ossia un sepolcro più profondo degli altri (forse questo veniva utilizzato per le inumazioni, gli altri, ma non tutti, come ossari). Sulle pareti si affacciano tre finestre "una ad cornu evangelii", due sulle porte laterali.
L' unico altare della chiesa aveva un solo gradino di pietra, coperto da una pedana di legno; la mensa in pietra con un gradino su cui si poggiavano la croce, i candelieri e le cartegloria. Sull' altare vi era un quadro con cornice lignea dorata raffigurante Gesù deposto dalla croce fra le braccia della Madre maria, attorniata da S. Maria Maddalena ed altre pie donne, sotto il quadro c' era la statua di Cristo morto custodita da un vetro.
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Nella navata trovavano posto più immagini di santi e quattro dipinti rappresentanti i misteri dolorosi: l' orazione nell' orto, la flagellazione, la coronazione di spine, la salita al Calvario. In prossimità del coretto prospicente l' altare, mons. Sarnelli osservò le immagini di due angeli che abbracciavano gli strumenti della passione, mentre all' interno del coretto vi era un quadro delle anime purganti. Al coretto, posto ad una certa altezza nel fondo della chiesa, si accedeva attraverso una scala a chiocciola; sotto di esso era posto un armadio.
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Il piccolo tempio non aveva sagrestia, ma ad essa si suppliva in questo modo: da una parte dell' altare (epistulae) vi era sulla parete un lavabo con un manutergio, dall' altra (evangelii) una tabella con le orazioni e una statua in pietra della Madonna. Il visitatore oltre a compilare l' inventario dei paramenti sacri, annotò che la chiesa apparteneva al monastero di S. Pietro, per essa la confraternita versava ogni anno il censo di tre libbre di cera bianca lavorata e per la sua manutenzione contava l' obbligo di 117 messe; si attendeva anche di sistemare un lampadario.
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Molto utile, dal punto di vista iconografico, è la descrizione del Sarnelli dell' immagine di S. Maria del Pianto impressa sul vessillo della confraternita: "extabat in ecclesia Vexillum violaceum, cum imagine B. Virginis Christum defunctum sustinentis ex una parte, ex altera Mortis schema". La stessa immagine la troveremo successivamente trasportata nel gruppo della Pietà del '700 e conservata in quello del Cozzoli.
.- Testo tratto dai Quaderni dell' Archivio Diocesano di Molfetta
- "La Confraternita della Morte di Molfetta nei secoli XVII - XVIII"
- di don L. M. de Palma, Edizioni Mezzina Molfetta, Aprile 1984.
N.B. - Tutte le foto provengono dall' archivio privato del dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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